Questo verso d’apertura del canto liturgico “Stabat Mater” al suo interno racchiude il senso di perdita e di dignità di tutta la famosa preghiera. Un verso straziante per la forte crudezza, ricco di suggestioni e parole evocative, che hanno dato il via alla creazione del solo coreografico.
Singolare e significativa è la scelta del verbo iniziale quello che apre il lungo martirio di questa donna: “Sta”.
Ed è proprio sul concetto di “stare” che si concentra il processo di ricerca. Una stasi che lentamente crepa il corpo e l’anima, mentre si cerca di resistere al collasso, a questo vuoto dilagante che invade e trascina sempre più giù.
Nelle qualità contrastanti, ricercate con frenesia e disegnate nello spazio, si cerca di raggiungere una qualche forma di equilibrio palesemente irraggiungibile. Sono la fragilità e la forza il binomio a cui non può rinunciare chi attraversa un lutto per sopravvivere.
La coreografia allo stesso tempo è anche un dialogo continuo con lo spettatore: di chi è la colpa? Chi è stato a relegarmi a questo dolore? Perché io e non voi? Come sopravviverò?
E se a metà della composizione originale il fedele prega la Madre di donare a lui un po’ del suo dolore per alleggerirla di tale sofferenza, qui è la danzatrice che riversa sul pubblico un fiume di sentimenti, colpe, invocazioni d’aiuto e ricordi, in un pathos crescente ed incessante.
La musica, composta appositamente per la performance, è una riscrittura inedita dello Stabat Mater di Giovanni Battista Pergolesi. Una riscrittura in cui del classicismo originale rimane soltanto l’eco lontano mentre si viene guidati in scena da suoni stridenti e beat ossessivi.
La maggior parte del materiale audio è rielaborazione o modifica dei campioni audio originali, persino le parti più ritmiche e percussive hanno avuto origine da questo. Se la prima parte antecedente allo Stabat è aritmica e sospesa, a parte brevi momenti incalzanti, il resto dell’opera musicata è una ripresa dei timbri del 700’; gli archi, il clavicembalo, i fiati, le voci e l’organo. Questi timbri vengono però stravolti da una serie di processamenti quali distorsione e sintesi granulare per aggiungere una pasta contemporanea. Gli stessi modelli armonici hanno spesso un forte richiamo armonico alla scrittura tardo barocca che però sempre più frequentemente viene rimodellata secondo canoni e forme moderne.
Insieme alla danzatrice si vive un momento di sospensione e spaesamento: una velocità incalzante, un dolore che rimane, un’elaborazione del lutto irraggiungibile, un’inaspettata ricaduta.
- MolfettaViva.it, del 26 febbraio 2022
- Quindici-Molfetta.it, del 26 febbraio 2022
- MolfettaLive.it, del 26 febbraio 2022
- FondazioneMusicaleValente.com, del 2 marzo 2022
- Gazzetta del Mezzogiorno, del 25 marzo 2022
- IlTaccodiBacco.it, del 26 marzo 2022
- PugliainFesta.it, del 26 marzo 2022
- MolfettaLive.it, del 27 marzo 2022
- MolfettaIlFatto.net, del 28 marzo 2022
- 7 settembre 2023, Klub Żak (Gdansk Dance Festival) – Gdansk, Polonia
- 26 marzo 2022, Chiesa della Madonna della Pace (Festival Inflammatus) – Molfetta (BA)
