“Sehnsucht” significa cercare il limite, scovarlo, mostrarlo. Corpi soli che indagano, in uno spazio comune, i propri limiti in relazione al corpo, allo spazio, al tempo e all’altro.
Raggiungere il limite significa resistere: trovare una resistenza fisica e mentale, che i danzatori ricercano, sottoponendo il proprio corpo alla fatica di una corsa attraverso la quale comunicano, ricercando il proprio controllo. Fino a dove ci si può spingere senza esaurire le energie?
Nel sistema di movimento dei danzatori il corpo, lo spazio e il tempo diventano coordinate per creare partiture coreografiche caratterizzate da direzioni insolite, accelerazioni, sospensioni, cadute, equilibri e interruzioni di dinamica.
Il limite è “confine, delimitazione, misura”.
Il corpo è un limite: naturale costrizione da cui non ci si può liberare. È ciò che ci definisce nel rapporto con l’esterno, l’involucro attraverso cui entriamo in comunicazione con il mondo.
La creazione cerca di andare oltre il contenitore coreografico stesso, in una composizione istantanea, diversa ad ogni ripetizione. I danzatori entrano in una partitura di coordinate spaziali e temporali, con un vocabolario di movimento a cui attingere di volta in volta per scrivere una nuova relazione, una nuova coreografia.
I danzatori si ritrovano all’interno un flusso di movimento che si evolve e che lentamente svela le relazioni interne, in una messa in discussione dei loro limiti, che li costringe all’attenzione costante verso il gruppo, al cambiamento, alla reazione istantanea.
La relazione è un limite. Rapporto tra due persone, tra due menti in due corpi, che giocano attraverso continue negoziazioni, spostando e rinforzando i confini. E nonostante tutto quel limite rimane lì, a separare due entità singole in relazione fra loro. I danzatori sono chiamati a esplorare questa nuova dimensione attraverso un contatto che nel suo senso più intimo non arriverà mai.
